A un concerto di Niccolò Fabi ci si conosce tutti

È come il lancio di un fuoco d’artificio. C’è una prima fase intima e di studio, proprio quella che precede l’accensione della miccia. In quel momento si è soli. Nel caso di Niccolò Fabi, in concerto al Politeama di Genova in una delle ultime tappe del suo tour “Meno per meno”, è una fase di studio del pubblico, delle sue vibrazioni e dei suoi sentimenti. “In questi concerti è un po’ come se ci conoscessimo tutti perché c’è qualche cosa che ci lega. Soprattutto dopo aver vissuto questi ultimi anni difficili. Non devo dimostrare niente, non è una questione di performance, però mi piace l’idea di continuare a offrire sempre qualche cosa di diverso…”, dice con voce pacata Fabi a inizio serata. In tutta la prima metà del concerto è solo sul palco, diviso fra la chitarra e il piano.

È uno scorrere di pezzi, intenso e preparatorio, in cui non manca anche la fase di gioco, liberatoria. Alcune canzoni si posano sulla pelle, delicate come una piuma, e la fanno vibrare, altre proseguono e sfondano il minutaggio previsto, fra mani alzate, battute e sorrisi che stemperano un’atmosfera densa. “Faccio finta”, “Scotta”, “Io sono l’altro” sono tutte accolte da urla e battimani fragorosi, che non stonano con la pacatezza del cantautore romano, ma anzi, essendo dei contraltari, la valorizzano. È un percorso che conduce all’ingresso della band, formata da Roberto Angelini, chitarra acustica e chitarra elettrica, Alberto Bianco, chitarra e basso, Filippo Cornaglia alla batteria, e dell’Orchestra Notturna Clandestina. Un ampliamento che carica di suoni ed eccitazione ogni brano, continuando sulla strada della creazione di code musicali che, oltre a restituire una fotografia del valore di tutti i musicisti coinvolti, trasportano il pubblico sempre più in alto. Il fuoco d’artificio parte così verso il cielo, scoppia. Mille colori e parole si mischiano, e tutti gli occhi sono puntati su quello stesso arcobaleno creativo. È il momento di condivisione di sguardi e sensazioni che Fabi ha costruito, pezzo per pezzo, canzone dopo canzone, per tutta la durata del live.
C’è l’impegno civile di “Ho perso la città”, ma anche il grido di libertà di “Al di fuori dell’amore” che parte con una frase esistenziale reale, lontana da molta della retorica di oggi: “Quanti di noi fanno la vita che hanno scelto?”. Il concerto, nelle sue due ore di svolgimento, mostra tutto il suo dinamismo, passando dal “pianissimo al fortissimo”. “Gli arrangiamenti orchestrali sono un regalo per gli spettatori, che pagano un biglietto per vedere e ascoltare qualche cosa di diverso. Molte canzoni, rispetto alle versioni originali, sono ancora più emozionanti – ha raccontato il cantautore prima di salire sul palco del teatro genovese - dopo questo tour, che chiuderà a fine mese, mi concentrerò su altre date in piccoli borghi, vicino a laghetti, in riserve naturali o campi. Paesaggi diversi, mondi diversi rispetto al teatro. Mi piace questa idea di ‘ritorno alle piccole dimensioni’ perché determinati luoghi custodiscono un potere, legato alla loro personalità”.
A fine live, dopo le meravigliose “Costruire”, “Una buona idea” e “Lasciarsi un giorno a Roma” gli applausi sovrastano tutto e tutti, il calore di quel fuoco d’artificio è all’apice. Si accendono le luci, si incrociano gli sguardi e si ha davvero la sensazione di avere tutti qualche cosa in comune, anche se non ci si conosce. È come quando ci si ritrova sulla vetta di una montagna e si condivide un rifugio. Le gambe sono pesanti, la fatica ringhia. Una metafora del viaggio della vita. Ma quella vista, che tutti condividiamo, in quel preciso momento, è un piccolo grande attimo di libertà e unione.
La scaletta:
Solo
Tradizione e tradimento
Una somma di piccole cose
È non è
La bellezza
Facciamo finta
Scotta
Meraviglia
Io sono l’altro
Capelli
Il negozio di antiquariato
Con l’Orchestra Notturna Clandestina
Andare oltre
L’uomo che rimane al buio
A prescindere da me
Ha perso la città
Solo un uomo
Al di fuori dell’amore
Filosofia agricola
Una mano sugli occhi
Costruire
Una buona idea
Lasciarsi un giorno a Roma